In certe annate, anche nei boschi dell’Altopiano, gli aghi degli abeti rossi (Picea abies) mostrano una marcata colorazione giallo-arancio. Questo cambiamento di colore è dovuto a un fungo, noto come la Ruggine dell’abete.
Nella maggior parte dei boschi colpiti, gli aghi degli abeti rossi assumono una colorazione giallo-arancio molto evidente. Tale decolorazione è provocata da un fungo, l’Agente della “Ruggine vescicolosa dell’Abete”, Chrysomixa rhododendri: comunemente chiamato Ruggine dell’abete, che è parte integrante dell’ecosistema delle foreste subalpine di abete rosso.
Le quote più colpite tendono ad essere quelle dove l’abete coesiste con il rododendro, sia Rhododendron ferrugineum che hirsutum. Il fungo si trasferisce da un ospite all’altro, utilizzando il rododendro come luogo di svernamento e riproduzione. Le spore del fungo sono poi disperse dal vento. L’abete rosso, in particolare i giovani esemplari, è la seconda pianta ospite colpita. Sono interessati solo i nuovi aghi che emergono dalle gemme all’inizio della stagione vegetativa. Verso la fine dell’estate, si manifesta la caratteristica decolorazione degli aghi. A seconda dell’intensità dell’infestazione, in autunno l’abete rosso può perdere gli aghi infetti.
La ruggine dell’abete rosso è conosciuta nell’area alpina da più di un secolo e si manifesta regolarmente, più o meno in modo evidente, sempre favorita dall’umidità della primavera. Nonostante l’aspetto epidemico e i sintomi evidenti, il fungo non costituisce quasi mai un pericolo serio per le piante colpite. Non si è mai verificata una moria di massa di alberi e rododendri infestati.
Alcuni studi hanno dimostrato che gli abeti rossi si difendono attraverso una reazione “ipersensibile”, isolando il fungo negli aghi colpiti per prevenirne la diffusione al resto della pianta. La reazione “ipersensibile” dell’abete rosso è un meccanismo di difesa molto efficace, comune nel regno vegetale e ben studiato nelle colture, che permette alle piante di prevenire la propagazione delle malattie. Tale risposta consiste nella rapida morte delle cellule intorno all’infezione, bloccando la diffusione del fungo ad altre parti dell’albero. Il processo comporta la produzione di una complessa miscela di proteine e composti chimici che contribuiscono a isolare il fungo e a inibirne la crescita. È stato osservato che negli abeti rossi questa reazione avviene due o tre settimane dopo l’infezione e dura almeno un mese. Durante questo periodo, l’albero produce specifiche sostanze difensive, come la taxifolina, con note proprietà antifungine, e l’endochitinasi, una proteina che degrada la chitina della parete cellulare dei funghi.
Gli “ospiti” del Chrysomixa rhododendri:
L’Abete rosso, o Peccio (Picea abies (L.) H.Karst., 1881), appartiene alla famiglia delle Pinaceae ed è diffuso nelle Alpi e in tutta Europa. Questo albero può raggiungere i 40 metri di altezza, ha un tronco dritto e una chioma conica piuttosto stretta. La forma della chioma varia con l’altitudine a causa del polimorfismo della specie: si espande a quote più basse e si restringe in altitudini maggiori per ridurre i danni della neve. La corteccia, sottile e di colore rossastro da cui deriva il nome comune dell’albero (rosso), diventa bruno-grigiastra con l’età e si frammenta in placche rotonde o quasi rettangolari di 1, 2 cm di diametro. Le foglie, formate da aghi appuntiti di sezione quadrangolare e lunghi fino a 25 mm, sono inserite su cuscinetti in rilievo che circondano il rametto, tendendo a orientarsi a 360° attorno al rametto, ricordando la forma di uno scovolino.
Il Rhododendron L., 1753 è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Ericacee, nativo dell’Eurasia e dell’America. Include oltre 1000 specie comunemente note come rododendri o azalee. Il nome del genere proviene dal greco antico ῥόδον, rhodon, che significa “rosa”, e δένδρον, dendron, che significa “albero”. Questo genere comprende arbusti che variano in altezza da 40 a 90 cm, con chiome aperte e foglie grandi, ruvide, ovali o lanceolate, di un verde scuro lucido sulla pagina superiore e più chiare o rugginose sulla pagina inferiore, con margini glabri e revoluti. I fiori, semplici o doppi, sono campanulati e dai colori brillanti, spesso con lobi ondulati, e si raggruppano in grandi mazzi alle estremità dei rami. La fioritura avviene tra la primavera e l’estate, variando a seconda della specie. Le piante presentano chiome dense e foglie lanceolate di un verde brillante, con grappoli di fiori vivaci nelle tonalità del bianco, rosa, rosso e magenta, includendo anche varietà con fiori bicolore.
In Italia sono presenti allo stato spontaneo due specie: