Il Monte Ortigara, a causa delle numerose vite perse in battaglia, soprattutto di reggimenti alpini, è stato soprannominato il “Calvario degli Alpini”. Oggi, il monte e i dintorni sono un luogo di memoria storica, dove si possono visitare monumenti e cimiteri di guerra vestigia di un tempo passato, inseriti nel progetto Ecomuseo e attraversati dall’Altavia della Grande Guerra per ricordare e tramandare alle generazioni future il sacrificio di quegli uomini.
Tutta la zona oggi fa parte di 1 dei 19 siti dell’Ecomuseo della Grande Guerra. Si possono notare i resti di imponenti opere difensive, trincee, postazioni in caverna, osservatori (Osservatorio Torino), oltre un complesso sistema di strade, mulattiere e centri logistici.
Oggi il Monte Ortigara non è solo un luogo d’escursionismo ma soprattutto un luogo di memoria e rispetto dove rendere il dovuto omaggio ai caduti ; una montagna Sacra alla Patria.
Ambientale
Salendo il versante si potrà ben notare il passaggio tra il limite superiore della vegetazione, dove l’Abete rosso lascerà lo spazio prima al Larice e poi al Pino Mugo. L’itinerario proposto offre anche una ricca varietà di flora e fauna caratteristiche dell’ambiente alpino. Significativa è la tipica geologia carsica con la presenza di numerose doline. Geologicamente, una dolina è una depressione o un’insenatura tipica delle regioni carsiche, formata dalla dissoluzione di rocce solubili come il calcare. Queste strutture possono variare notevolmente in dimensioni e profondità e sono spesso ricche di flora e fauna specifiche dell’ambiente carsico. Nei pressi della cima del monte Ortigara, durante la Prima Guerra Mondiale, la “dolina del Circo” venne trasformata in un importante caposaldo difensivo dell’esercito austro-ungarico, costruito per proteggere la Valle dell’Agnella e il Coston dei Ponari, naturali vie di passaggio per la cima della montagna.
Lo sapevi che:
“20 giorni sull’Ortigara” è un riferimento alla famosa canzone popolare della Prima Guerra Mondiale, associata alla Battaglia del Monte Ortigara. La canzone, conosciuta anche come “Tapum”, descrive la dura realtà dei soldati italiani durante la battaglia, evidenziando il lungo periodo di tempo trascorso in trincea senza possibilità di rotazione, il cambio, e le difficili condizioni di vita al fronte in alta montagna.
Il testo della canzone è un potente promemoria delle sofferenze e dei sacrifici dei soldati, e il ritornello “ta pum” imita il suono degli spari del preciso fucile austriaco Mannlicher M95, diventando un simbolo dell’esperienza dei combattenti. La canzone è stata interpretata e registrata da vari artisti nel corso degli anni, mantenendo viva la memoria di quegli eventi.